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La scoperta di Lolita

Martedì 19 marzo Elisabetta Liguori ha incontrato gli studenti del’ITIS Fermi di Roma. Insieme hanno parlato di Lolita, il capolavoro di Vladimirovič Nabokov. Abbiamo chiesto a Elisabetta di raccontarci come è stata accolta Lolita dai ragazzi.

Mi tocca ammetterlo. Quando avevo proposto il romanzo Lolita per il progetto Piccoli Maestri ero certa che nessuna scuola mi avrebbe chiesto di parlarne ai suoi ragazzi. Per questo avevo affiancato a Nabokov una delle opere più significative di Simenon, qualcosa che arrivasse diretta come un treno alle orecchie più giovani e che potesse suonare più familiare, più idoneo,  quand’anche senza essere più rassicurante. E invece. L’Itis E. Fermi di Roma ci ha creduto, io ho preso un taxi e alle dieci di mattina ero già là. Abbiamo lolitaaspettato i ragazzi di quarta e quinta superiore in biblioteca, un luogo immaginato, ancor prima che vissuto, carico di attese, di aspettative, di futuro. C’erano cinque copie di Lolita, avvolte nel cellophan e impilate sul tavolo, accanto ad una bottiglia di minerale. Mi sono presentata e poi ho presentato il mio professore HH. Il mio vecchio amico crudele e strampalato. Ho cominciato dalla prefazione, perché a nessuno nascesse la voglia di saltarla a piè pari, come spesso accade quando si ha fretta e si è golosi. Quella di Nabokov al suo romanzo non è una prefazione qualunque. È una dichiarazione d’intenti, un artificio letterario, un gioco di prestigio. Un’apoteosi morale che attribuisce il giusto senso a tutta la narrazione. Non se ne può prescindere. Così è arrivata tra noi Annabel, Dolores, Dolly, Lolita e tutte le ninfette di cui è abitato il mondo di HH. Abbiamo cercato di capire chi sono, da dove vengono, se son vittime e carnefici. A quel punto i presenti hanno drizzato le orecchie. Continua a leggere