L’amico ritrovato al Liceo Virgilio (27.1.2012)

Liceo Classico Virgilio  (Roma)
Appena quindicenni, nel centro pieno dell’adolescenza, i ragazzi  si buttano volentieri all’indietro, a  rovistare ricordi d’infanzia dentro il baule della memoria. Se ne escono dalla soffitta con il vecchio orsacchiotto tra le mani, e la sensazione ancora viva del solletico sopra la guancia. Sorridono, i ragazzi, quando si parla di memoria.
Una fessura aperta tra le labbra, buona a ricevere la moneta della nostalgia. E ci si sente ricchi di un tempo lasciato, le tasche piene di andate senza più ritorni.
Ed è di nostalgia e fede, l’ascolto che ci fa gemelli nella lettura de L’amico ritrovato, capolavoro breve di parole ma eterno di contenuto, storia d’amicizia che oltrepassa la storia del mondo. Qui Uhlman versa la narrazione dentro un recipiente sacro, i due giovani protagonisti, Hans e Konradin, nuotano nel tondo dell’acquasantiera, affrontano schizzi di mani e urto di onde, senza mai uscire dai bordi, nella tenace bracciata dell’Assieme. E i ragazzi del Virgilio lo intuiscono, questo andare per cerchio santo, partecipano tutti al giro celeste con gli occhi sobri di chi resiste alla vertigine, per non perdersi il panorama della giostra in movimento. Alzano le mani, chiedono parola, prendono voce, pongono interrogativi. L’amicizia è condivisione totale? Può nascere un abisso da una visone diversa? La frattura, se ricomposta, rende più forti?
E se l’amico mi tradisce? Io, poi, lo perdono.

Elena Mearini

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