A cosa serve una poesia

In occasione della Giornata Mondiale della Poesia, giovedì 21 marzo, Giuseppe Martella ed Enrico Macioci hanno partecipato come Piccoli Maestri all’evento lapoesiamanifesta!, organizzato a L’Aquila dall’Associazione Culturale Itinerari Armonici, che ringraziamo nuovamente per l’invito. Durante la manifestazione, Giuseppe ed Enrico hanno incontrato un gruppo di studenti del Liceo Scientifico Domenico Cotugno, a cui hanno proposto i versi di Edoardo Sanguineti ed Arthur Rimbaud. A distanza di qualche giorno, Giuseppe ci racconta come è andata.

Saranno un centinaio. Siedono sui banchi di una sala che si alza su scaloni, come un anfiteatro messo dentro una scatola di cemento; una scatola dentro una struttura antisismica. A separarci c’è un microfono (che amplifica e allontana la voce), e per diminuire la distanza ci sono alcuni libri. Libri non facili. Enrico ha portato con sé una copia delle Poesie di Rimbaud. Legge e commenta dei testi che Rimbaud ha scritto quando aveva la stessa età di questa ragazzi. Non più di diciassette, diciotto anni.

poesiaqueesÈ il primo incontro in cui parlo di poesia davanti a delle persone. È la prima volta che dei ragazzi ascoltano poesie (nel mio caso, poesie scritte da Edoardo Sanguineti) lette forse in modo diverso da quanto gli sia capitato finora a lezione. E la distanza si percepisce. Anche perché Sanguineti non usava rime, non andava a capo dopo undici sillabe. Quando pubblicò le prime cose, sembrò piuttosto che scrivesse versi per dissacrare l’idea che fino ad allora si aveva della poesia.

Leggo una cosa di Montale, La casa dei doganieri, e cerco di avvicinare questi ragazzi. Dopo la lettura, e dopo avere letto altre cose di Sanguineti, chiedo a cosa serva, in fondo, scrivere poesie. E leggerle.  Non rispondono; non sanno rispondere sembra. Allora chiedo se hanno un accendino, e gli chiedo poi a cosa serva. Rispondono: per accendere una sigaretta. Chiedo ancora a cosa serva una poesia, perché a qualcosa servirà pure. Provo ad aiutarli dicendo che per Montale la poesia ha come pregio l’innocenza: è innocente, innocua, non fa danno.

E forse qualche pensiero l’ho intercettato, perché una ragazza chiede di parlare, si alza, prende il microfono e dice che no, che per lei scrivere versi serve a qualcosa: serve a parlare a se stessa quando non riesce a farlo con nessun altro. Dice che certe volte l’unico modo che ha per comunicare è scrivere dei versi. E chiude il suo intervento dicendo che non ha ancora trovato il coraggio di leggere ad alta voce, ad altre persone, i versi che ha scritto finora.

poesiacolombaChiedo allora che cosa distingua questo tipo di comunicazione da un romanzo, o da un referto medico, da un manuale. E mi rispondo, in molti: la rima. È la rima che fa capire che si tratta di una poesia. E se non c’è la rima? Mi rispondono dicendo che si capisce lo stesso che si tratta di una poesia perché si trova comunque del ritmo, che c’è qualcosa che scandisce le frasi e le fa diventare ritmo. Non me la faccio sfuggire l’occasione e chiedo cosa dia, nei nostri corpi, il ritmo, se c’è un organo che scandisce un po’ tutte le funzioni di tutti gli altri organi che abbiamo tra la testa e la pancia. Rispondono il cuore.

Siamo arrivati: il cuore. Questa città sembra averlo perso quattro anni fa. Gli occhi di questi ragazzi, di queste ragazze, raccontano storie che non so se siano state davvero mai ascoltate negli ultimi quattro anni. Ed essere stati con loro, per me e di certo anche per Enrico, penso abbia significato credere nella possibilità di dare loro uno strumento reale per ascoltarsi, e per raccontarsi. Sembra che in questi ultimi quattro anni L’Aquila si sia ripiegata nella sua memoria. Le risposte che i ragazzi e le ragazze mi hanno dato mi fanno pensare, adesso, che forse questa città ha anche una memoria di futuro.

5 commenti
  1. Salvatore Girimonte
    Salvatore Girimonte says:

    Complimenti per l’articolo. A cosa serve la poesia? E’ come chiedersi a cosa serve la felicità. La felicità è una condizione dell’anima, la poesia è uno stato di coscienza. E’ inspiegabile come una precisa concatenazione di suoni, di ritmi, di significati e significanti possa alcune volte squarciare veli, aprire orizzonti infiniti ai nostri occhi che guardano fuori o dentro noi stessi. Non lo so, forse questa è la poesia!

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  1. […] far leva, produrre attrito. Ricordo ancora quanto sia stato difficile parlarne all’Aquila, lo scorso anno, insieme a Enrico Macioci e Alessandro Chiappanuvoli, di poesia. Quanti ne saranno stati di […]

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